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e fr. carnaval: dal 6. lai. CARNB-LEVĀMEN, con trasposizione del secondo elemento della voce carnevale e carnovale sp. pori. avvenuta per trascorso di lingua e probabilmente anche per una certa analogia difessa ha colla parola latina VALE addio: .LEVĀMEN perō nel senso di togliere
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interpreta. Questa spiegazione č confermata dalla voce adoperata in altre lingue per indicare del sec. xvn era costume che intiere /urbe di suonatori la quaresima, i bene arridati sonatori. nella prima settimana, era un tempo, girassero i paesi meidionali d'Italia nei mesi d'estate, e che ielle cittā e nei villaggi venisse intra)resa in grande la cura dei tarantati: e pesto tempo del ballo e dei suoni appelossi il e tuttora chiamansi nel? idi orna spagnolo carnes tolendas gli di carnevale. malattia nervosa attribuita il morso della tarantola, contro la quale ?i reputava unico rimedio la danza al suono dei tamberelli e dei pifferi. Infatti 3er risanare durante che si facevano saltando sugli otri : ed altri propone il lat. CĀRRUS NAVĀLIS carro navale la stessa cosa, e precisamente, dal ted. FASTNAGHT ossia notte di digiuno, dell' ani. ingl. CHROWE-TIDE tempo di confessione e dal b. lat. CARNI-PRIVIUM e CARNEM-LAXĀRB, dal qual ultimo venne Camosciale. Nel messale mozarabico degli Spagnoli leggesi carnes-tollendas, dal? Epifania al primo giorno di Quaresima, e in origine il solo giorno che precede alle Ceneri: e pare fosse cosi detto, perché in esso avrebbesi dovuto digiunare e invece impiegavasi in sollazzi e gozzoviglie o perché antecede oggetto tutto il suo cioč nave su ruote (che vuoisi fosse uso portare in giro nelle processioni festive) che meglio concorderebbe colle altre forme romanze, sulle quali perō č da accordare la preferenza alla italiana. Quel tempo dell' anno che corre fra il significato etimologico e quello usuale. CARNE VALETTO DELLE DONNE ģ. Questa espressione risale al tempo in cui infieriva nelle provincie meridionali d'Italia ?erta strana Ģ Oarnevaletto delle donne ģ men;re esse pių che gli uomini se ne interessavano e per tutta ultimi tré giorni Anzi Ferdinando Medico di ^iessapia del sec. xvn narra di una certa dita Lupa, agiata signora, che consumō per 'sii e patrimonio (BALLIVI, II Carnev. delle donne). Oggi si usa er Serie di giorni consacrati la loro provincia accunulavano a tale oggetto i loro risparmi, k molte di esse trascuravano perfino le faccende domestiche per prendere parte a queita festa e potere compensare non di sollevare^ come altri la ^uale, e massime o almeno diminuire le sofferenze di questi ammalati, fino dal principio Il Ferrarlo invece ne trae l'origine dal lat. CARNUĀLIA specie di giucchi villerecci, specialmente nei secoli vii 8 vili, proibita qualunque carne per vitto. Cosi spiegasi la contradizione apparente agli spassi, uā dicesi pių volentieri Carnevalino. Deriv. Carnevalata; Carnevalesco; Carneval-et" o-mo-ffne; Scarnevalāre.
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